L'episodio raffigurato è tratto da un celebre passo del libro XXII dell'Eneide, quello della morte di Ettore per mano di Achille e dello scempio che questi ne fece del corpo straziato, legato al carro e trascinato sotto le mura di troia per vendicare l'uccisione di Patroclo. Dalle mura assistono i soldati troiani ed una donna in preda alla disperazione, molto probabilmente Ecuba, la madre di Ettore, o, come suggerirebbe la giovane età, la moglie Andromaca, sopraggiunta in un secondo tempo richiamata dall'urlo straziante di Ecuba. Il soggetto si espande nel formato slargato della tela, ed il moto delle figure concatenate dei due cavalli imbizzarriti, di Achille col cocchio e del corpo stirato di Ettore, si svolge lungo la diagonale contro il fondale della città, caratterizzata dallo sviluppo orizzontale delle mura. Il quadro del Gandolfi recupera una lontana semplicità di presentazione che isola i protagonisti dell'episodio in una suggestione mitica, ravvivandola nello stesso tempo con "splendidi brani di pittorica sensibilità".

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