Trionfo della Fama di Paolo III sulla Morte Sebastiano Ricci
Trionfo della Fama di Paolo III sulla Morte
1687-88, olio su tela, cm 124x107.5

Un angelo che suona una tromba e ne tiene un'altra nella mano sinistra, calpesta lo scheletro scomposto della Morte, atterrata con la sua falce, mentre due fiaccole illuminano il fondo, in cui al centro si intravede la tiara ( il triregno). E' una evidente allegoria della fama di Paolo III realizzata in una tavolozza scura, inconsueta per il Ricci, che ha inteso dimostrare la sua abilità anche in una scena notturna. Gli elementi che si possono assimilare ad altri del ciclo su Paolo III per l'alcova stuccata sono: la figura dell'allegoria dell'angelo, come supporto scenico, che rinvia a quelle della Fede dell'angelo nel dipinto di Clemente VII e a quella di Mercurio che indica il luogo del Concilio di Trento; il triregno, spento qui e sfolgorante di luce infusa nell'altro quadro sul conclave dell'elezione del Farnese. Le fiamme incandescenti e variegate sono un elemento cromatico indispensabile a smuovere l'oscurità un po' lugubre dello scheletro e della scena, che segna un po' l'epilogo del ciclo. Qui il Ricci guarda al Draghi ( o al Piola per la Pagano), cioè al dipinto, ancora a Napoli nella sala del Palazzo degli Studi, sulla morte di Alessandro Farnese sereno e spirante sul letto a cui si avvicina gagliardamente lo scheletro della Morte.
Il protagonista di questo quadro è comunque l'angelo, che rappresenta la Fama, luminoso energico e a gote gonfie dalla cui seconda tromba scende l'umidità condensata dopo il suono: per centrare ed equilibrare la figura in diagonale la prima tromba non poteva condizionare la scena, per cui la seconda, appena suonata, realizza il medesimo significato. Anche qui c'è un po' di ironia nel Ricci, vista anche come soluzione di un problema estetico complicato.

Bibliografia: PAGANO, 1996, p. 286.

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