Giulio II con il card. Farnese, futuro Paolo III Sebastiano Ricci
Giulio II con il card. Farnese, futuro Paolo III
1687-1688, olio su tela, cm 118x123

Qui è raffigurato Giulio II, ammirato dal Farnese perché aveva rafforzato e ampliato lo stato pontificio, annettendovi Bologna, Ravenna, Piacenza e Parma, di cui il card. Farnese fu creato vescovo nel 1509; cioè pose le premesse per la costituzione del futuro (1545) ducato di Farnesiano.
La fisionomia di Giulio II è coerente con quella discendente dal ritratto di Tiziano di Palazzo Pitti, con la barba che si fece crescere dopo la sconfitta subita contro i francesi. L'altro aspetto più problematico riguarda la fisionomia del card. Farnese con la barba, di cui non esiste e precedente iconografico e diversamente dal raffinatissimo ritratto in piedi di Raffaello di Capodimonte.
Il Ricci sembra essere vicino ad un espediente riutilizzando il volto del card. Alessandro omonimo e nipote di Paolo III, e non di lui meno grande, per immetterlo nella figura del nonno, rendendo nello scorcio il naso più lungo e aquilino. Altri due interrogativi pone il volto del giovinetto, che potrebbe essere il figlio Pier Luigi (1503-1547) legittimato proprio da Giulio II.
Qui il Papa sembra alla fine del suo pontificato ed indica il rami d'ulivo in segno di pace, quasi preannunciando il programma, che egli non poté adottare e che indica al futuro Paolo III. Il palazzo sulla sinistra potrebbe alludere al Palazzo della Cancelleria, dove il Farnese fu a lungo tesoriere, oppure il palazzo cardinalizio di Roma, nella forma vignolesca con finestre grandi e mezzani, come quello di Piacenza. In questo quadro il Ricci sembra anche richiamare e risolvere in modo originale il celeberrimo triplice ritratto di Paolo III e i nipoti di Capodimonte, inserendo il volto del "Gran Cardinale" nella figura del nonno e alludendo a Pier Luigi al posto che Ottavio. E' uno schema che va messo in relazione all'altro dipinto vicino Paolo III approva il progetto del castello di Piacenza, presentatogli da Pier Luigi, presenti il card. Alessandro, Ottavio e il card. Ranuccio, figli del primo duca di Piacenza e Parma. Più ancora che nell'altro suo pendant con il ricci esibisce alla grande rossi e bianchi, gareggiando con i ritratti dei sommi maestri del cinquecento.

Bibliografia: F. ARISI 16-12-1996 (Libertà), p.2

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